Attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana le piante rilasciano ossigeno, ripulendo l’atmosfera da uno dei principali responsabili del riscaldamento globale, l’anidride carbonica (CO2).
Questo sistema naturale per contrastare la CO2, naturale e di origine antropica, va però via via riducendosi in maniera drastica, come rilevato da studi della Nanjing University in Cina e del Nature Climate Change, in particolare quest’ultimo ha rilevato che il problema del degrado forestale e della deforestazione ha fatto sì che la foresta Amazzonica negli ultimi anni abbia rilasciato più anidride carbonica di quanta ne abbia assorbita, emettendone nell’ultimo decennio 16,6 miliardi di tonnellate e assorbendone appena 13,9.
Una soluzione potrebbe essere quella di estendere su scala mondiale una soluzione adottata a Venezia che prevede l’utilizzo di microalghe per mangiare la CO2 emessa dalle grandi ciminiere di Porto Marghera, il polo chimico industriale che s’affaccia da più di cent’anni sulla laguna veneziana. Queste “foreste liquide” sono state immaginate, studiate e realizzate dal Green Propulsion Laboratory, del Gruppo Veritas, un progetto supportato dal Comune di Venezia e del Ministero dell’Ambiente, per riconvertire in chiave sostenibile il polo chimico veneziano. In pratica masse di microalghe, che misurano appena qualche micron, vengono posizionate all’interno di cilindri alti all’incirca due metri, nutrite con le grandi quantità di anidride carbonica che fuoriescono dalle ciminiere degli stabilimenti di Porto Marghera attivano il processo di fotosintesi.
Come spiegato da Graziano Tassinato, biotecnologo oggi a capo di GPLab di Fusina “il fumo che esce dalle ciminiere ha una percentuale di circa il 7 – 10% di anidride carbonica. La separiamo attraverso una tecnologia chimica messa a punto nell’ambito di un progetto POR Veneto denominato Phoenix – P2G , la mettiamo in bombole e la utilizziamo per alimentare le nostre foreste liquide. Le colonie di microalghe – composte fino a un miliardo di cellule per centimetro cubo – utilizzano fino al 6% di CO2 e crescono in poche ore. La fotosintesi viene stimolata attraverso la luce del giorno e quella artificiale, in fase di studio sistemi pulsati per incrementare l’attività notturna. Le microalghe assorbono CO2, emettono ossigeno e, una volta cresciute, vengono essiccate e utilizzate per ricavare biocarburanti, coloranti naturali, e il super food tanto di moda negli ultimi tempi, la spirulina. Abbiamo utilizzato il biocarburante per far viaggiare una barca ibrida tra i canali di Venezia e ancora circola in laguna”.
Il progetto è stato avviato all’incirca 2 anni fa, inizialmente con una decina di cilindri sperimentali, e oggi è in fase di completamento la prima foresta liquida di 60 metri quadri, con 48 cilindri. GPLab collabora con importanti università quali l’università di Padova, Ca’ Foscari di Venezia, ma anche il MIT di Boston.
Fonte: lastampa.it