In Italia oltre 80% degli edifici è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa in materia di efficienza energetica. Strutture vecchie che necessiterebbero di interventi urgenti, visto che gli edifici residenziali in mediocre o pessimo stato di conservazione in Italia sono oltre due milioni, pari al 16,8% del totale. A questo va aggiunto che la spesa energetica è una voce rilevante per le famiglie, circa 2.689 euro l’anno (521 euro per l’energia elettrica, 1.024 euro/anno per la produzione di acqua calda sanitaria, cucina e riscaldamento, 1.144 euro per la mobilità).
Per far fronte a questa situazione il Governo si sta accinge a varare un superbonus pari al 110% della spesa per favorire le ristrutturazioni energetiche e antisismiche. SI prevede un investimento complessivo di circa 7 miliardi di euro fino al 2023, ma secondo quanto stimato dai suoi promotori la spesa si copre finanziariamente da sola, visto che attraverso il superbonus si mettono in moto in un circolo virtuoso di attività che pagano tasse e contributi, favorisce la crescita di occupazione “green”, promuove la riconversione energetica in senso ecologico degli edifici riducendo le emissioni, si permetterà alle famiglie italiane di risparmiare molti soldi nelle bollette degli anni a venire. Di fatto le attuali misure in essere, note come ecobonus e sismabonus, vengono raddoppiate e portate al 110% sino a tutto il 2021, ma a questo si aggiunge a possibilità di scontare direttamente in fattura il 100% dei costi che le famiglie dovranno sostenere per effettuare gli interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza delle loro abitazioni, senza alcun esborso monetario.
In prima battuta il superbonus va a favorire direttamente le famiglie per lavori svolti nella prima casa e nei condomini fatturati dal primo luglio 2020 al 31 dicembre 2021. Il vantaggio fiscale sarà pari al 110% dei costi sostenuti e sarà spalmato su cinque anni. Un grosso vantaggio se si pensa che attualmente il bonus verde è al 65% e viene restituito in un arco di tempo più lungo di dieci anni. Gli interventi ammessi a contributo sono quelli già previsti per i vecchi ecobonus e sismabonus (che godevano di uno sconto fiscale inferiore) con l’aggiunta di due tipologie importanti: l’installazione di impianti fotovoltaici e l’acquisto di accumulatori e colonnine di ricarica per auto elettriche. L’obiettivo principale del superbonus è quindi quello di sostenere l’installazione dei pannelli solari e il rifacimento delle facciate, a condizione che nel pacchetto complessivo sia ricompreso almeno uno dei tre interventi considerato trainante: la realizzazione del “cappotto termico” per l’intero edificio, gli interventi per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con impianti centralizzati a pompa di calore per riscaldamento, raffrescamento e fornitura di acqua calda sanitaria, ed infine gli interventi per la sostituzione degli impianti alimentati a gasolio con l’installazione di caldaie a condensazione o caldaie a pompe di calore. Non è ancora chiaro se il supersconto fiscale varrà anche per le opere di minore impatto, come la sostituzione dei vecchi infissi – per i quali resterà comunque la vecchia agevolazione al 50% – ma si pensa che la nuova aliquota (110%) si applicherà anche all’installazione di finestre e infissi e restauri delle facciate a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli altri interventi che beneficiano del superbonus.
Sono rimasti invariati gli attuali limiti di detrazione o di spesa previsti per le varie tipologie di intervento. Per quanto riguarda il “cappotto termico”, le nuove misure prevedono che i lavori debbano avere un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio medesimo. C’è un tetto di spesa: il limite economico agevolabile è stato fissato a 60mila euro che però vanno moltiplicati per il numero delle unità immobiliari dell’edificio. Per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento e acqua sanitaria nuovi, ci dovrebbe essere un tetto di 30mila euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari, se abbinato all’installazione di impianti fotovoltaici o impianti di microcogenerazione.
Per poter richiedere il superbonus, oltre a disporre di regolare fattura rilasciata dall’impresa che ha effettuato i lavori, bisogna dimostrare di averli svolti attraverso una certificazione di un tecnico abilitato, responsabile penalmente. Una volta ottenuta la fattura e la certificazione, il contribuente può utilizzare per sé il credito d’imposta e quindi, per esempio, se ha fatto lavori per 20mila euro disporrà di un credito di 22mila euro e potrà pagare per 5 anni 4.400 euro di tasse in meno. In pratica non solo le famiglie saranno più che rimborsate della spesa iniziale, ma nel secondo caso potranno effettuare tutti i lavori senza alcun esborso monetario. In alternativa si potrà trasferire il credito alla ditta che ha effettuato i lavori, che lo userà a sua volta per incassarlo subito trasferendolo a un’impresa più grande o a una banca, oppure lo terrà per sé per pagare meno tasse, sempre nelle cinque quote annuali previste. Terza possibilità di utilizzare il credito è quella per il cliente di girarla direttamente a una banca.
Il superbonus del 110% agevolerà non solo le singole unità abitative, ma anche i lavori su parti comuni condominiali e, secondo le prime indiscrezioni, l’ecobonus dovrebbe premiare anche interventi su immobili non abitativi (ad esempio, uffici e capannoni) e sono sconti Ires, oltre che Irpef, fruibili da società di capitali ed enti non commerciali.
In attesa della pubblicazione del testo definitivo del Decreto in Gazzetta Ufficiale, secondo le stesse prime indiscrezioni per il momento parrebbe che rimarranno attive anche le vecchie agevolazioni per la casa approvate l’anno scorso: 50% sulle ristrutturazioni edilizie, 36% dedicato a verde e giardini, lo sconto per mobili ed elettrodomestici – anche questo al 50% -, le diverse declinazioni dell’ecobonus (dal 50 al 75% per finestre, caldaie, pannelli solari termici, coibentazioni), il sismabonus fino all’85 per cento, il bonus facciate, ovvero la detrazione del 90% pensata per la tinteggiatura, la pulitura o il rifacimento degli involucri edilizi.
Fonte: La Stampa